Genoa, un secolo fa l’ingiustizia di Muzzioli: parla Rizzoglio

Riviviamo l’ingiustizia subita dal Genoa nel 1925, quando un gol fantasma e decisioni arbitrali controverse cambiarono la storia del calcio. Rizzoglio svela i retroscena di una partita leggendaria.

Un secolo fa, un episodio controverso ha segnato la storia del Genoa, alimentando un’accesa rivalità e lasciando un segno indelebile nella memoria dei tifosi. Riviviamo quei momenti cruciali attraverso le parole di Giancarlo Rizzoglio, membro del Comitato scientifico della Fondazione Genoa 1893, che ripercorre le tappe di quella che viene considerata una delle più grandi ingiustizie nella storia del calcio.

Lo spareggio del 1925: la genesi dell’ingiustizia

Era il 7 giugno 1925 quando, sul campo di Viale Lombardia a Milano, si consumò il primo spareggio tra Genoa e Bologna, una partita destinata a entrare nella leggenda per le polemiche arbitrali e le invasioni di campo. Giancarlo Rizzoglio, in un’intervista rilasciata a Pianetagenoa1893.net nel marzo 2020, definisce questo incontro come il nodo cruciale dell’intera vicenda, l’episodio più eclatante di una serie di finali segnate da irregolarità.

Il caos a Viale Lombardia e la decisione di Mauro

Già prima del fischio d’inizio, la situazione era tesa, con i tifosi che avevano rotto le recinzioni riversandosi sul terreno di gioco a causa della scarsa presenza delle forze dell’ordine. L’arbitro Mauro, presidente dell’Aia e considerato il miglior fischietto dell’epoca, espresse forti dubbi sull’opportunità di iniziare la partita, ma i dirigenti della Lega Nord insistettero per evitare il rinvio. Mauro accettò di dirigere l’incontro, ponendo però una condizione: avrebbe sospeso la partita se entro 15 minuti non fossero arrivati duecento agenti per riportare gli spettatori sulle tribune.

Il gol fantasma di Muzzioli e le proteste

La partita iniziò con il Genoa in vantaggio grazie a Catto, e il dominio rossoblù si concretizzò con il raddoppio di Alberti. Ma al 16′ del secondo tempo, l’episodio che cambiò il corso della storia: Muzzioli del Bologna si presentò solo davanti a De Prà e calciò un tiro che scatenò il caos. Le cronache dell’epoca divergono: la Gazzetta dello Sport parlò di De Prà che osservava la palla in rete e la rete smossa, mentre altre testate sostennero che il pallone fosse uscito a lato e poi spinto in porta da un tifoso. L’arbitro Mauro, però, decise di assegnare un corner al Bologna, scatenando l’invasione di campo dei tifosi emiliani.

L’intervento federale e la decisione controversa

Dopo 13 minuti di caos, Mauro fu aggredito da un tifoso e, in quel momento, un alto funzionario federale lo convinse a concedere il gol, nonostante le sue perplessità. L’arbitro, in seguito, dichiarò di non aver visto la palla entrare in porta e di aver concesso il gol solo per deferenza verso la presidenza federale. De Prà, negli anni successivi, indicò Leandro Arpinati, vicepresidente della Fidal, come l’uomo che guidava i tifosi. Il Genoa, a quel punto, si rifiutò di disputare i supplementari, chiedendo la vittoria a tavolino per invasione di campo.

La ripetizione della finale e l’ingiustizia

Nonostante le proteste del Genoa, il Consiglio di Lega Nord decise di far ripetere la partita, una decisione che Rizzoglio definisce la più grande ingiustizia della carriera di Mauro, tanto da essere considerata dal The Guardian come la più grande della storia del calcio internazionale. L’arbitro, infatti, motivò la sua decisione adducendo problemi di visibilità delle bandierine d’angolo a causa della folla, una giustificazione che non convinse i genoani, convinti di aver subito un torto clamoroso.