L’esonero di Vieira e l’arrivo di Daniele De Rossi hanno segnato uno spartiacque non solo per il Genoa, ma anche per Lorenzo Colombo. Il 23enne attaccante, in prestito dal Milan, aveva vissuto un avvio di stagione da centravanti bloccato, sempre dentro la manovra ma lontano dal gol. La svolta è arrivata il 9 novembre, nel 2-2 casalingo contro la Fiorentina: rigore causato, penalty sbagliato e poi il gol del pareggio sotto la Nord, il primo con la maglia del Grifone e in campionato in questa stagione, che lui stesso ha definito “una liberazione”.
Il nuovo Colombo
Il passaggio da Vieira a De Rossi è coinciso con il momento in cui Colombo ha finalmente trovato la porta. Nella gara d’esordio del nuovo tecnico contro la Fiorentina, vissuta in tribuna per squalifica, il centravanti ha condensato in 90 minuti tutto il suo percorso recente: fallo di mano in area che porta al rigore dell’ex Gudmundsson, chance del riscatto dagli undici metri fallita contro De Gea e, poco dopo, il gol del 2-2 in mischia sotto la Gradinata Nord. Un percorso emotivo che lui stesso ha raccontato come un “sollievo” e una “rinascita”, dopo mesi difficili senza segnare. Da quel pomeriggio il Genoa ha ricominciato a costruire il proprio attacco intorno a lui, nonostante gli errori, proprio perché De Rossi sembra vedere in Colombo il centravanti su cui puntare per dare un volto nuovo alla squadra.
Così il Genoa riparte all’attacco
I dati raccontano una crescita concreta. In A, Colombo è arrivato a 13 presenze con il Genoa, poco più di 700 minuti in campo, 2 gol e 1 assist: numeri che, letti da soli, non fanno rumore, ma diventano significativi se messi in relazione al suo recente utilizzo e al contesto di una squadra impelagata nella zona retrocessione. Nelle ultime settimane, da quando è cambiata la guida tecnica, il centravanti ha giocato con continuità e nelle quattro gare più recenti ha prodotto 1 gol e 1 assist in circa 250 minuti, segnale di un coinvolgimento offensivo crescente. De Rossi gli chiede non solo di attaccare l’area, ma anche di lavorare spalle alla porta, fare da riferimento per i compagni e guidare la prima pressione: un ruolo da numero 9 “totale” che lo costringe a stare sempre dentro la partita e che può valorizzare il suo atletismo e la sua fisicità.




