Caterina Bargi, figura di spicco del Genoa Women, ha rilasciato dichiarazioni che risuonano ben oltre il campo da gioco. In occasione del raduno con le giovani promesse del club, le sue parole hanno toccato le corde dell’orgoglio e dell’appartenenza, delineando un quadro in cui il calcio si intreccia indissolubilmente con valori umani profondi. Un messaggio che infonde coraggio e passione, soprattutto a chi muove i primi passi in questo sport.
Il valore della maglia rossoblù
“Essere parte di questo club è un onore, ma poterlo raccontare e trasmettere a chi sta iniziando a sognare… è qualcosa che va oltre», ha affermato Bargi con emozione. Un legame che si tramanda di generazione in generazione, dalle veterane alle giovanissime Grifoncine dell’Under 10. «Dalla prima squadra alle Grifoncine dell’Under 10, vestiamo tutte la stessa maglia, portiamo tutte la stessa storia sulle spalle. Questa maglia non è solo stoffa, è un simbolo che racconta fatica, passione e radici profonde. Una fortuna che dobbiamo custodire ogni giorno, ma anche un richiamo a dare sempre di più, a lottare con il cuore in campo e fuori”.
Un’eredità da custodire
Il messaggio di Caterina Bargi è un invito a non dimenticare le origini e a coltivare l’amore per il Genoa, inteso non solo come squadra, ma come una vera e propria famiglia. “A loro ho cercato di lasciare quello che il Genoa ha lasciato a me: l’appartenenza, il coraggio, l’amore per questa maglia. E la voglia di crescere. Non solo come calciatrici, ma come persone”. Un’eredità preziosa, fatta di valori autentici e di un senso di appartenenza che va al di là del risultato sportivo.
Il Genoa Women come una famiglia
Al termine della stagione, il pensiero di Caterina Bargi è rivolto al futuro e al desiderio di aver lasciato un segno tangibile nelle compagne di squadra. “A fine stagione, il mio pensiero è sempre lo stesso: spero di avervi lasciato qualcosa. Anche solo un pezzetto di tutto quello che voi avete lasciato dentro di me. Perché qui, più che altrove, il Genoa non è solo una squadra. È una famiglia”.