L’esperienza di Simone Inzaghi sulla panchina dell’Inter si conclude tra sentimenti contrastanti. Un ciclo quadriennale segnato da successi nazionali, una finale di Champions League e rimpianti per occasioni mancate. Il dibattito è aperto: ha portato l’Inter oltre i suoi limiti o ha sprecato opportunità preziose? Analizziamo i risultati, le scelte tattiche e l’eredità che lascia all’Inter.
L’Inter di Inzaghi
L’Inter di Simone Inzaghi ha vissuto quattro anni intensi, culminati con la conquista del ventesimo scudetto nel 2024, un traguardo storico per il club nerazzurro. Tuttavia, questo successo non cancella completamente le ombre di alcune sconfitte pesanti e di occasioni sprecate. Il tecnico piacentino lascia un’eredità fatta di trofei, ma anche di rimpianti per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. La stagione 2024 ha visto l’Inter dominare il campionato, con il miglior attacco (89 gol) e la miglior difesa (22 gol subiti), distanziando di ben 19 punti il Milan secondo classificato. Un dominio che ha legittimato il lavoro di Inzaghi e la forza della squadra. La finale di Champions League del 2023, raggiunta dopo un percorso difficile ma esaltante, rappresenta un altro punto alto della sua gestione. La vittoria contro il Barcellona e l’eliminazione del Bayern Monaco hanno dimostrato il valore della squadra nerazzurra a livello europeo.
Le sconfitte in finale di Champions League
Tuttavia, le sconfitte in finale contro il Manchester City e il Psg ha lasciato l’amaro in bocca, nonostante l’ottima prestazione offerta dalla squadra. “Abbiamo dimostrato di poter competere con le migliori squadre d’Europa”, aveva dichiarato Inzaghi dopo la partita, “ma purtroppo non è bastato”. Oltre allo scudetto, Inzaghi ha conquistato due Coppe Italia e tre Supercoppe Italiane, trofei che arricchiscono la bacheca del club, ma che non possono essere considerati pietre miliari come lo scudetto o la Champions League. “Le coppe nazionali sono importanti”, aveva commentato Inzaghi, “ma l’Inter deve puntare sempre al massimo”.