Il mondo del Genoa è in lutto per la scomparsa di Mario Manera, uno degli artefici della memorabile promozione in Serie A conquistata nella stagione 1972-1973. L’ex giocatore si è spento lasciando un ricordo indelebile nella storia del club e nel cuore dei suoi tifosi, legato a un traguardo sportivo di grande importanza per il Grifone.
Le corse sulla fascia di Mario Manera
Nato a Bascapè nel 1947, Manera ha vestito la maglia del Genoa dal 1971 al 1973, collezionando 11 reti. Il suo ruolo era quello di terzino fluidificante, un’interpretazione moderna per l’epoca che gli valse il soprannome di ‘Cavallo Pazzo’ da parte dei tifosi rossoblù, affascinati dalle sue potenti progressioni sulla fascia. Sotto la guida tecnica di Arturo “Sandokan” Silvestri, fu uno dei pilastri di una squadra capace di dominare il campionato e raggiungere la massima serie. La sua carriera proseguì in altre piazze importanti come Brescia, Atalanta e Piacenza, ma il biennio a Genova rimase uno dei vertici del suo percorso sportivo. Una volta conclusa l’attività agonistica, Manera si dedicò all’imprenditoria, prima nel settore commerciale e poi in quello edile, ricoprendo anche per un breve periodo il ruolo di direttore sportivo del Lanerossi Vicenza nella stagione 1988-1989.
L’ultimo desiderio per il Museo del Genoa
Il legame tra Mario Manera e il Genoa non si è mai interrotto. Nel 2019, durante una visita al Museo del club, l’ex calciatore espresse una volontà precisa, quasi un testamento spirituale: che la sua biografia, intitolata “Mario Manera una vita da campione” e scritta da Ernesto Prandi, fosse conservata tra i cimeli della storia rossoblù. Un gesto che testimonia la profondità del suo affetto per i colori del Grifone e che ora assume un valore ancora più simbolico.




