Garbo: "Al Napoli è venuto il braccino. Fabregas come Guardiola"

Fabregas: “Il pareggio non ci soddisfa, ma è un passo per crescere”

Cesc Fabregas commenta il pareggio 1-1 tra Como e Genoa, sottolineando l’importanza del punto per la crescita della squadra e la sua filosofia di sviluppo dei giovani talenti.

Il campo dello stadio Sinigaglia ha ospitato un confronto intenso tra Como e Genoa, conclusosi con un pareggio per 1-1 che ha lasciato sensazioni contrastanti. Al termine della sfida, il tecnico del Como, Cesc Fabregas, ha offerto la sua lettura della partita, sottolineando come, nonostante il risultato non sia quello sperato, ci siano elementi positivi da cui ripartire per il futuro della sua giovane formazione.

L’analisi di Fabregas: tra dominio e crescita

Il tecnico spagnolo ha analizzato la prestazione dei suoi, evidenziando un periodo di grande efficacia: «Abbiamo disputato una partita ricca di fasi diverse. Per circa sessanta minuti, la squadra ha interpretato il match esattamente come avevamo preparato, creando diverse opportunità e dimostrando grande iniziativa. Ci siamo confrontati con un avversario di qualità, che ha saputo mettere in campo le proprie doti. Sebbene il risultato finale non ci lasci pienamente soddisfatti, ritengo che questo punto sia fondamentale per il nostro percorso di maturazione come squadra». Le parole di Fabregas riflettono una consapevolezza della forza dell’avversario e, al contempo, una fiducia nel potenziale di miglioramento del proprio gruppo, un aspetto cruciale per una formazione che punta a consolidarsi e a esprimere al meglio le proprie capacità.

Episodi e filosofia: la visione del tecnico

Fabregas ha poi affrontato un momento chiave della partita, l’espulsione di Ramon, con una lucidità che denota la sua esperienza e la sua visione a lungo termine: «Episodi come l’espulsione di Ramon sono parte integrante del calcio, specialmente quando si lavora con un gruppo così giovane. Non dobbiamo analizzarli con il senno di poi, ma comprenderli nel vivo dell’azione, come momenti che forgiano il carattere e l’esperienza dei ragazzi. Se quella stessa azione avesse portato a un assist decisivo, parleremmo di un giovane audace e intraprendente». Questa prospettiva si lega alla sua filosofia di allenamento: «La mia visione del calcio è lontana da un approccio meccanico. Preferisco un lavoro che integri campo, decisioni e comunicazione, per sviluppare nei miei giocatori una comprensione profonda del gioco e una stabilità che solo l’esperienza sul campo può dare. Non mi piace il calcio robotico; voglio che i miei ragazzi crescano e migliorino costantemente». Un approccio che mira a formare non solo atleti, ma pensatori del gioco.