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Ristrutturazione del Ferraris: il piano da 100 milioni di Genoa e Sampdoria

Un investimento da oltre 100 milioni per il nuovo Ferraris. Genoa e Sampdoria chiedono un contributo pubblico, ma restano diversi nodi da sciogliere sul futuro dello stadio e sulla ricerca di partner.

Il futuro dello stadio Luigi Ferraris è al centro di un ambizioso progetto di rinnovamento presentato congiuntamente da Genoa e Sampdoria. La proposta prevede un investimento massiccio da parte delle due società, che hanno richiesto anche un contributo pubblico per sostenere l’opera. Tuttavia, sul tavolo restano diversi interrogativi riguardo la fattibilità e la struttura finanziaria dell’intera operazione.

Le cifre del progetto e la richiesta al Comune

L’investimento complessivo per la modernizzazione dell’impianto supera i 100 milioni di euro, una cifra che sarà interamente sostenuta dai club. A fronte di questo impegno, è stato richiesto un contributo pubblico di 26,2 milioni di euro. Questa somma si articola in un finanziamento di 19 milioni in conto capitale, da erogare in base allo stato di avanzamento dei lavori, e in una concessione gratuita del diritto di superficie sull’area per i primi 50 anni, il cui valore è stimato in 7,2 milioni. Al termine di questo periodo, le società inizieranno a versare un canone di concessione per lo stadio e per l’area di Villa Piantelli. Diversamente, il canone per i parcheggi adiacenti allo stadio sarà dovuto fin da subito.

I nodi da sciogliere e la ricerca di partner

Nonostante la proposta dettagliata, permangono alcuni dubbi significativi. La società veicolo “Genova Stadium”, attualmente con un capitale sociale di soli 20.000 euro, ha dichiarato di essere alla ricerca di partner finanziari per coprire l’ingente investimento. Questo apre a una serie di domande: quali saranno questi partner e come potranno ottenere un ritorno economico dall’operazione se non è previsto uno sfruttamento commerciale diretto? La questione solleva perplessità sulla sostenibilità del modello di business proposto. Inoltre, la natura della concessione del diritto di superficie per un periodo così lungo viene interpretata da alcuni come una vendita di fatto, un punto che si scontra con la visione di un impianto che dovrebbe rimanere di proprietà pubblica.