Il Genoa si conferma una delle realtà più dinamiche e profittevoli del panorama calcistico italiano, specialmente per quanto riguarda la gestione del proprio parco giocatori. La cessione di Koni De Winter al Milan per una cifra 20 milioni di euro è solo l’ultima dimostrazione di una strategia di mercato che ha generato introiti straordinari negli ultimi dieci anni, posizionando il club ligure tra i leader nazionali nella capacità di generare valore dalle cessioni.
Il modello Genoa: un decennio di plusvalenze record
Il Grifone ha saputo costruire un vero e proprio impero finanziario attraverso una gestione oculata delle proprie risorse umane. Negli ultimi dieci anni, il volume di denaro incassato dalla società di Villa Rostan ha raggiunto la cifra impressionante di 389,1 milioni di euro, secondo le rilevazioni di Transfermarkt. Questo dato colloca il Genoa al terzo posto nella classifica italiana del decennio per introiti da cessioni, superando club di grande blasone come Fiorentina, Roma, Napoli e le due squadre milanesi, e raddoppiando abbondantemente i ricavi della Sampdoria, ferma a 164,6 milioni.
Il vivaio rossoblù: una miniera d’oro per il futuro
Una parte fondamentale di questo successo economico è attribuibile al settore giovanile del Genoa, che si è rivelato una vera e propria fucina di talenti e, di conseguenza, di introiti. Circa un terzo degli incassi totali, ovvero almeno 125 milioni di euro, proviene direttamente dalla cessione di calciatori cresciuti nel vivaio rossoblù. Questo flusso di denaro è stato generato nel periodo che va dalla stagione 2016-2017 fino alla recente operazione che ha visto Ahanor trasferirsi all’Atalanta. La lungimiranza nella gestione e nello sviluppo dei giovani calciatori, un tempo sotto la direzione di Michele Sbravati fino a due anni fa, ha permesso al Genoa di mantenere una solida base finanziaria, reinvestendo parte di questi proventi per rafforzare la prima squadra e garantire la sostenibilità del progetto sportivo.